La mostra di Flora Izzo un paesaggio inaspettato. Dalla ricerca formale quasi fine a se stessa al recupero dei sentimenti. Ricordo una sua rassegna di nudi femminili riflessi da lamiere curvate e lucidate a specchio. Il risltato era esteticamente attraente, i corpi assumevano sinuosità eleganti e insolite di notevole effetto ma la rappresentazione, pur avendo un evidente retoterra psicologico, finiva per essere letta come una performance mentale. In quelle foto tuttavia si intuiva un'ombra, una cortina frapposta dall'autrice fra sé e il lettore per impedire l'invasione della propria interiorità. Forse un atteggiamento comprensibile in una cultura che, specialmente oggi, tende a guardare negativamente o con fastidio l'espressione del sentimento. Oggi quella cortina é caduta. Può succedere, alle volte, che la sistematica rimozione o la repressione dei propri sentimenti diventi a tal punto insopportabile da provocare una profonda crisi e il seguente sfondamento del sistema di autocensura imposto dal condizionamento culturale. «Radici» s'intitola la mostra, quasi interamente centrata su Napoli. Radici di una napoletana ancora d'accento napoletano pur vivendo a Milano da oltre vent'anni. Radici, quindi profondi legami con la propria terra, con il suono delle parole, con la famiglia; con i ricordi dei nonni, dei genitori, del calore di una casa che ha donato un'infanzia dolce, felice, accarezzata. Il filo che lega il racconto fotografico di Izzo è perciò fortemente sentimentale, ha una dimensione emotiva che coinvolge il letore e gli racconta, senza infingimenti, il mondo interiore dell'autrice proiettando nelle immagini quella somma di nostalgie, commozioni, malinconie, finora rimosse. «E' il mio inchino a Napoli» ha detto durante l'inaugurazione. L'inchino alla grande madre, il gesto elegante e solenne che in questa città s'usa ancora per esprimere rispetto, gratitudine, filialità , ringraziamento, silenzioso abbraccio. La mostra è un breve ma intenso viaggio ritorno. Che inizia in casa Izzo dove i ricordi sono più belli anche se possono dare un'attimo di doloroso rimpianto: qualche foto di oggetti familiari (che evocano gesti interrotti), una bambina che tenta di guardare attaverso un vetro appannato forse verso il passato o forse verso il futuro; infine l'immagine di un foglio, scritto con l'armoniosa calligrafia che s'usava un tempo, accanto al quale è appoggiata una penna. L'immagine più di altre evoca un gesto appena interrotto, una presenza immateriale: è il libro delle ricette di mammà , aperto alla pagina dei bignè . L'onda dei sentimenti entra anche nel mitizzato vico, pulsa assieme a questo cuore di Napoli e della gente che ha dentro il dolore della miseria ma anche l'irresistibile forza vitale nella quale la gioia continua a vivere perchè «basta che ce sta 'o sole, basta che ce sta 'o mare...». E' questa forza che, quasi certamente, ha condotto Flora Izzo fuori dall'accademia per riportarla alla vita reale. |
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